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I 'Quartieri' di Anzio

Il primo articolo dell’osservatorio analizza la composizione dei quartieri della città di Anzio (l’analisi sarà svolta in futuro anche per Nettuno). Il ‘quartiere’ è l’unità territoriale di riferimento per la quale immaginare e progettare azioni, pratiche e politiche pubbliche, ma la sua definizione è tutt’altro che scontata. Le perimetrazioni formali non hanno particolare valenza e spesso neanche aderenza con l’effettiva identità dei contesti urbani. Prima di analizzare, nei prossimi approfondimenti, alcuni dati sulla composizione sociale dei quartieri del territorio, occorre allora provare a definirli.

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Per quelli ‘storici’ e per quelli nati su iniziativa pubblica l’operazione non è particolarmente complessa: Anzio centro, Santa Teresa, ma anche Anzio Colonia, Anzio2, lo Zodiaco, sono identificabili e perimetrabili con una certa facilità. Il resto territorio, invece, è il risultato di insediamenti spontanei e/o abusivi, quasi sempre senza soluzioni di continuità, all’interno dei quali si fa fatica ad individuare una forma propriamente urbana. Sono questi i territori dello sprawl urbano, ovvero, in estrema sintesi, quel processo di dispersione degli insediamenti a bassa densità che provocano consumo di suolo ed inefficienze nella gestione dei servizi pubblici (Munafò, 2020).

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Vengono in aiuto allora dei fattori prettamente immateriali per l’identificazione dei quartieri, legati alle memorie storiche e al senso di appartenenza (o a ciò che ne rimane purtroppo). Una dimensione particolarmente ‘fertile’, ai fini di questa identificazione, è quella dell’azione locale di rivendicazione dei servizi urbani e della convivenza, intesa come pratica della socialità, anche se labile e conflittuale (Cremaschi, 2008).

Densità quartieri Anzio.jpeg

Con questo approccio si è tentato di realizzare una mappa dei quartieri di Anzio, la quale ha dovuto comunque rispondere ad un limite ‘esterno’: la perimetrazione delle sezioni di censimento ISTAT. I quartieri in mappa, cioè, sono ottenuti come aggregazione delle sezioni che l’Istat ha utilizzato per rilevare i dati del censimento della popolazione. In questo modo sarà possibile aggregare informazioni rilevanti alla scala di quartiere, quale il numero dei residenti, gli occupati e i disoccupati, il titolo di studio ecc. Il contro è che mentre per alcune zone la perimetrazione risulta comunque dettagliata, in quanto le sezioni di censimento corrispondo con gli isolati, in altre, questa è leggermente forzata (si veda ad esempio l’area industriale di Padiglione che penetra fino alla stazione di Lavinio).

 

Come è possibile vedere facilmente dalla mappa, non si è scelto alcun criterio di dimensionamento fisico, né per le estensioni superficiali, né per numero di residenti, altrimenti avremmo dovuto accorpare, ad esempio, il Caracol con Cinque Miglia, e lo Zodiaco con Lavinio Stazione, ma è evidente che queste realtà presentano caratteristiche a sé stanti che vanno analizzate separatamente.

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Al 2011, quando la popolazione era ancora di poco al di sotto dei 50.000 abitanti, meno del 12% della popolazione risiedeva nei quartieri centrali (Centro, Santa Teresa e Sacro cuore), il 18,47% in quelli semi-centrali della periferia storica o nei quartieri di edilizia residenziale pubblica e ben il 69,65% nelle aree di sprawl. Ciò significa che circa l’88% della popolazione di Anzio abita in zone periferiche: abitare la periferia oggi significa abitare la città contemporanea (Cellamare, 2020).

La densità abitativa, come era prevedibile, è descrescente a partire dalle aree centrali, ad eccezione, ovviamente, dei quartieri di edilizia residenziale pubblica che presentano i valori più elevati in assoluto di concentrazione della popolazione.

L’articolazione del territorio pone una doppia problematica dal punto di vista sociale. Da un lato, i quartieri ad elevata densità abitativa vivono delle possibili difficoltà legate alla concentrazione del disagio sociale. Questo è vero in particolare nei quartieri nati dall’iniziativa pubblica, che nel rispondere ad un bisogno essenziale come quello della casa ha comunque concentrato il disagio, esacerbando i conflitti e creato un immaginario negativo che ancora oggi affligge queste realtà.

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Dall’altro, le aree di sprawl sono spesso prive degli elementi essenziali alla coesione sociale, come i servizi pubblici e i luoghi di aggregazione, e si sono configurati sempre di più come dei veri e propri quartieri-dormitorio.

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La doppia sfida per una politica sociale del territorio è allora quella di sopperire alla carenza dei servizi pubblici di base e ricomporre il tessuto sociale sfibrato dalla pericolosa cultura individualistica che a partire dagli anni ’80 ha mutato le condizioni dell’abitare le periferie (De Benedettis, Magatti, 2006; Tocci, 2021)

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Bibliografia:

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Cellamare, C. (2020). Abitare le periferie, Bordeaux edizioni, Roma

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Cremaschi, (2008) Tracce di quartieri. Il legame sociale nella città che cambia, a cura di. Franco Angeli, Milano

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De Benedettis, M.; Magatti, M. (2006) I nuovi ceti popolari. Feltrinelli

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Istat, (2011) Censimento della popolazione e delle abitazioni

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Munafò, M. (a cura di), 2020. Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2020. Report SNPA 15/20

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Tocci, W. (2021) Roma come se. Alla ricerca del futuro per la capitale. Donzelli editore

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